On air:”Holding on- Fyfe”
Settembre scarpe strette, nebbia che sale. Settembre lumache sul sentiero e gusci vuoti.
Settembre dita scarne che accarezzano il cielo, il tempo divora la quiete estiva col suo ticchettìo, parte in salita, sbuffa e strepita come un vecchio motore che non intende abbandonare la pista.
La natura sembra spegnere l’euforia di agosto tra le prime ombre fredde, i piedi affondano nel terreno umido, le braccia si scoprono appena nelle ore più calde.

Ho sempre amato il rientro a scuola, quei tre mesi che mi separavano dai compagni, fatta eccezione per qualcuno, erano un tempo illimitato, lunghissimo, che si traduceva nel biondo carico delle ciocche che incorniciavano il viso e nella speranza un po’ frivola, che qualcuno si ricordassse del mio compleanno appena passato.
Alcune cose non hanno bisogno di spiegazioni, nemmeno se si tratta di imprevisti che increspano l’aria e aggiungono sale ai giorni più caldi.
I pensieri migliori arrivano nei momenti più improbabili, legati chissà a quale filo sottile, come un inciampo o uno scoppio, mentre ricaccio i pollini sotto il portico o litigo con le formiche che assediano le finestre. Li lascio passare, un po’ come si fanno passare degli ospiti inattesi, con quella gioia mista a stupore, irritata, anche se in maniera quasi impercettibile, perchè quasi certamente a fine chiacchierata avrò dimenticato molte delle parole che avrei voluto scrivere nero su bianco.
Ci sono libri che mi appartengono almeno quanto le prime rughe che ho sul lato sinistro della bocca.