C’era più voglia di scrivere che di cucinare, oggi.
Voglia di sfogare quella mala sensazione portata dentro da un po’, la somma di piccoli istanti venuti al mondo male, di coincidenze, conseguenze, forse semplicemente di un continuum vitae che non da tregua e carica carbone dentro agli occhi.
Raccontare o raccontarsi di quando la vita ha iniziato a correre più veloce dei tuoi piedi, perchè fino a quel punto, i pomeriggi erano lunghi intervalli morti, in cui osservavi gli altri e non ne capivi la fretta.
Voglia di raccontarsi e poi il solito timore indesiderato.
Per un attimo ho creduto che non avrei scritto nulla, poi sono capitata dentro il racconto giusto, le parole di Rossella sembravano vestire perfettamente tutte le mie nudità di oggi.
E allora le rubo per un attimo, le parole di Rossella, il resto leggetelo qui, perchè ogni storia ha bisogno del suo spazio, il giusto spazio, per uscire e vivere di vita propria.
“Voglio tornare a correre in giardino, giocare, avere simpatie ed antipatie così, tanto ci sono i grandi. Mica è sempre bello essere grandi, cercare di essere una roccia, resistere più per gli altri che per sè. Ma oramai lo siamo, tanto vale credere in ciò che conta come un abbraccio in silenzio.”
Oggi non cucino, sorseggio questa limonata fatta in casa, come si faceva nei pomeriggi di luglio qualche tempo fa e cerco la mia via, quella che mi riporti in giardino, con la stessa aria allegra e spensierata di allora.
Oggi resto così.
(Se non volete che l’aspro del limone infastidisca troppo i vostri pensieri, fate in modo di utilizzare il succo di limone e l’acqua nella proporzione 1:3. Le quantità di zucchero variano a gusto).
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