On air:” Nel mio giardino- C. Donà”
La luce di febbraio riveste d’oro il paesaggio: il verde sembra rinasce allungando i sensi verso il cielo. In questi giorni si intende una strana inquietudine, come se la luce, non illuminasse soltanto, ma risvegliasse le erbe e gli animali da un torpore durato a lungo.
Certe cose non hanno bisogno di alcuna spiegazione, si sentono, scivolano nelle crepe lasciate dal gelo, entrano dentro di noi, avvampano e descrivono nuovi limiti e nuovi contorni.
E gli animali lo sanno. Sento il pulsare della luce, la terra e il suo sottile movimento, riprendono i ritmi delle stagioni andate, ne sono dentro, non hanno bisogno di calendari o di motivazioni.
A guardar bene noi siamo uguali, almeno quando ci abbandoniamo, è a quel punto che la luce inizia a filtrare, non appena scegliamo di sederci ad ammirare il sole.
Già dalla fine di gennaio, le galline tornano a deporre le uova: con l’allungarsi delle giornate l’alternanza tra l’inverno e la primavera inizia a farsi più forte.
I pomeriggi assolati invogliano a lenti bagni di luce e a lunghe passeggiate attraverso i prati alla ricerca delle prime erbe buone. Le gemme del mandorlo e del ciliegio già rigonfie sui rami, i primi getti di erba cipollina e fiori blu del rosmarino, che iniziano a intravedersi dietro gli aghi verdi, tutto sembra già essere pronto.
Io alterno la mia voglia stare all’aria aperta con il desiderio di pace casalinga: passo ancora molto del mio tempo dedicandomi a preparazioni più lunghe, a programmare, a sfornare. L’inverno è questo, ma quella luce, sembra non volerne sapere di restare chiusa fuori.
In cucina vincono ancora ricette e piatti più corposi: le zuppe come la ribollita, a cottura lenta, da riscaldare il giorno dopo, le vellutate e le quiche, che mi permettono di dar fondo agli avanzi in frigorifero o a qualche verdura che aspetta da troppo tempo di essere consumata.
Ho preparato questa torta salata poco dopo essere rientrata dal Messico: i porri, quelli li avevo raccolti prima di partire per paura delle gelate invernali e, una volta puliti, li avevo conservati in frigorifero avvolti in un panno di cotone.
Tre settimane dopo accennavano appena un primo segno del tempo che passa.
Questo mi fa sempre pensare molto su quello che viene venduto nella grande distribuzione: la presunta freschezza di frutta e ortaggi è dimostrata poi solo dai fatti. Se ben conservate le verdure hanno lunga durata, un motivo in più per scegliere di fare la spesa dai piccoli contadini.
La base di questa quiche è realizzata con lo yogurt: un modo per diminuire il contenuto standard di burro presente nella pasta brisée; potete replicare in toto oppure utilizzare la stessa base per altre ricette, magari in versione dolce, come la pie con lamponi di bosco che trovate sul mio libro Con le mani in pasta- La cucina, le stagioni e l’autoproduzione, Guido Tommasi Editore.
Buona settimana,
Manuela
- Per l'impasto
- 125 g di farina di grano tenero tipo 2
- 125 g di farina di farro
- 70 g di burro freddo
- 80 g di yogurt
- 1 pizzico di sale
- Per la farcia
- 3 porri piccoli
- La scorza di un limone non trattato
- erbe (santoreggia, timo, prezzemolo)
- 1 uovo medio
- 80 ml di panna fresca
- pepe nero macinato al momento
- sale q.b.
- olio extravergine di oliva
- 100 g di camembert di bufala
- Preparate la base: impastate rapidamente le farine e il burro fino a formare delle grosse briciole; unite lo yogurt e il sale e formate una palla. Avvolgete nella pellicola e fate riposare in frigorifero per 1 ora.
- Intanto stufate in un filo d'olio e un velo d'acqua i porri, già mondati, lavati e tagliati a rondelle: i porri devono ammorbidire e non scurirsi mai troppo, il rischio è quello di modificarne il sapore dolce.
- Cuocete per una decina di minuti, regolate di sale, aromatizzate con la scorza di limone e un trito di erbe e spegnete.
- Tagliate il formaggio a cubetti; sbattete l'uovo con la panna e il pepe e tenete da parte.
- Scaldate il forno a 180°C.
- Stendete la pasta, foderate lo stampo già imburrato e infarinato e bucherellate la base con i rebbi di una forchetta.
- Coprite con un foglio di carta forno e dei pesi (fagioli secchi, pasta, o le apposite sfere di ceramica) e cuocete in bianco per 20 minuti circa.
- Sfornate, eliminate i pesi e la carta e riempite con i porri, il formaggio e il composto di uovo e panna.
- Infornate nuovamente per 20-25 minuti, fino a quando l'uovo si sarà rappreso e la base sarà ben cotta.
- Servite tiepida con erbe fresche e scorza di limone.
Letture e approfondimenti:
- Febbraio è il limite della stagionalità del porro che inizia il suo periodo in novembre. Sapete come lavare il porro senza dividerlo nella sua lunghezza? Incidete la parte bianca dell’ortaggio senza però arrivare alla base e fate scorrere l’acqua al suo interno: trattandosi di una Liliacea, il porro durante la sua crescita accumula del terriccio proprio tra le foglie, anche se in apparenza vi sembrerà pulito, meglio fare quest’operazione prima di tagliarlo. Con la parte verde, si realizzano brodi profumatissimi, ottimi soprattutto per la preparazione di un miso o di una zuppa orientale.
- Un’alternativa senza lattosio alla classica brisée o a questa base che vi ho proposto è l’impasto realizzato con olio di oliva e vino bianco di Juls’ Kitchen: un guscio profumato farcito di carciofi che chiama subito la primavera!
- A proposito di zuppe e di ribollita. Su Instagram passo ormai molto più tempo che sugli altri social: lo trovo più piacevole, pieno di spunti e trovo che le stories siano un ottimo mezzo per veicolare ricette che rimarrebbero altrimenti non pubblicate. Se vi va, sul mio profilo ho salvato in evidenza quelle che mi sembrano più interessanti… tra queste la famosa ribollita di cui vi parlavo.